Una corte seminascosta e inaccessibile ci parla del lato superstizioso della Serenissima
Proseguiamo la passeggiata per i 10 luoghi “sconti” a Venezia. Questa volta ci imbattiamo, a Cannaregio, in una corte oggi privata che si scorge dietro a un cancello di ferro. Si tratta della Corte del Strologo presso Calle Larga Vendramin vicino a San Marcuola, all’altezza dei civici 2044-48.
Sebbene passi piuttosto inosservata, tanto più per il fatto che non è accessibile, la corte è testimonianza inattesa di un aspetto suggestivo della storia della città. Il suo toponimo, che torna anche nel Sotoportego, a quanto pare rinvia infatti alla presenza in quel luogo di uno strologo, un astrologo, un mago, un indovino.
Sebbene risulti che l’appellativo Strologo fosse diffuso anche come cognome nella Venezia del ‘500, è anche accertato che a quei tempi nella Serenissima la stregoneria in tutte le sue forme fosse un elemento quotidiano. L’ausilio di guaritori e la pratica di riti propiziatori, nonostante la condanna formale della Chiesa, era comune sia tra i poveri che tra le figure più potenti della Serenissima.
A questo proposito si possono citare esempi concreti. Uno dei più noti è quello di Francesco Barozzi, matematico di famiglia patrizia nato nell’isola di Candia (Creta), che sosteneva di aver trovato proprio nel luogo natìo un’erba detta “felice” che poteva trasformare chiunque in un genio. La specialità del Barozzi consisteva nel tracciare, utilizzando coltelli insanguinati, dei cerchi magici dentro i quali diceva di far comparire qualsiasi spirito ultraterreno accompagnato da demoni e draghi. Raccontava infine di conoscere il segreto per farsi ritornare in tasca il denaro speso e per rendersi invisibile, ma quest’ultima dote non lo salvò dall’arresto e dalla condanna al carcere perpetuo, avvenuta il 16 ottobre 1587. Un altro caso riguarda un tale Francesco Priuli che, convinto di poter volare, saltò giù dalla finestra di casa fracassandosi le cosce nella caduta.
Numerosi altri astrologhi, maghi, indovini o presunti tali vivevano e operavano anticamente a Venezia. Accanto a questi c’erano streghe, cartomanti, falsi guaritori ed evocatori di fantasmi. In un ambiente umano dominato dalla superstizione, la magia era solita varcare anche la soglia dei palazzi dei potenti e persino quella – difficilmente accessibile – di Palazzo Ducale.
Così ci testimonia il Sanudo a proposito dell’anno 1450: “l’eccellentissimo Collegio leggeva segretamente, in Palazzo, i vaticini sulle licenze politiche ottenute invocando nascostamente, oltre che il Signore, anche certi spiriti…”.
(Informazioni tratte da: Ugo Fugagnollo, Bisanzio e l’Oriente a Venezia).

Elisabetta Ravegnani

Ultimi post di Elisabetta Ravegnani (vedi tutti)
- Il Bucintoro? Battello pesante, mal proporzionato - 6 ottobre 2017
- Venezia vivace e cosmopolita - 5 ottobre 2017
- Il Ponte di Rialto, un “miracolo del mondo” - 5 ottobre 2017
Commenta questo articolo